L’Apprendista

L’Apprendista

Il transito dalla condizione profana a quella di Apprendista rappresenta l’iniziale ascensione lungo la scala del percorso iniziatico massonico. La miriade di sentimenti ed emozioni che pervadono l’Apprendista, e le impressioni che subisce, possono manifestarsi in una moltitudine di modi. Una reazione comune è quella di stupore di fronte all’inaspettato, l’esperienza di trovarsi in una realtà nuova e quasi incomprensibile.

Alcuni, consapevoli di trovarsi sul primo  gradino di una gerarchia, potrebbero vedere il Grado di Apprendista come un mero preludio, e l’essere riconosciuto e proclamato Apprendista Libero Muratore non appare come una distinzione significativa dal mondo profano da cui provengono. Tuttavia, questa visione limitata potrebbe impedire loro di cogliere appieno l’opportunità di crescita e apprendimento che il Grado di Apprendista offre. Per coloro che nutrono tale percezione, è opportuno fornire una chiarificazione, ed è essenziale un’illuminazione. Sarebbe un grave errore pensare che l’iniziazione muratoria conferisca una sorta di superiorità, guardando con disprezzo coloro che non hanno attraversato tale iniziazione. A un tale Apprendista – se tale figura esistesse, il che speriamo non sia veritiero – si dovrebbe ricordare che solo un lavoro interiore intenso e persistente può consentire una trasformazione, anche minima; e che, una volta realizzata tale trasformazione, la sua benevolenza e il desiderio di assistere gli altri dovrebbero incrementare, non diminuire!

L’essere Apprendista Libero Muratore comporta una dedizione e uno sforzo costanti per acquisire conoscenze e abilità che lo porteranno alla progressione verso gradi superiori all’interno della fraternità muratoria. È un cammino che richiede disciplina, umiltà e impegno. L’Apprendista deve essere disposto a imparare dagli altri fratelli e sorelle, ad ascoltare i loro consigli e ad applicare le lezioni apprese nella pratica quotidiana. La transizione da profano ad Apprendista può essere paragonata al momento in cui un seme viene piantato nella terra. È un momento di crescita e di trasformazione, in cui il seme ha bisogno di essere nutrito e curato per poter germogliare e crescere. Allo stesso modo, l’Apprendista Muratore ha bisogno di essere guidato, istruito e supportato dai più anziani e dai maestri per poter sviluppare le proprie capacità e potenzialità. Durante il proprio percorso, l’Apprendista dovrà affrontare diverse prove e sfide. Potrebbe trovarsi di fronte a situazioni complesse e incomprensibili, ma è proprio attraverso queste sfide che potrà crescere e maturare come individuo e come membro della comunità muratoria. La perseveranza e la determinazione saranno fondamentali per superare le difficoltà e per progredire lungo la scala del percorso massonico.

Un altro errore sarebbe sottovalutare l’importanza dell’ingresso nella Massoneria con il “semplice” – tra virgolette – Grado di Apprendista. In essenza, e virtualmente, l’iniziazione ad Apprendista è un’esperienza integrale, e chiunque riuscisse – attraverso l’arduo lavoro, come gli sono stati impartiti i primi insegnamenti – a realizzarla completamente, avrebbe già segnato una netta distinzione dalla condizione profana, modificando profondamente le sue modalità essenziali di percezione ed esistenza. Infatti, se osservato attentamente, si transita dalla condizione profana a quella muratoria, nell’iniziazione ad Apprendista, attraverso una radicale trasformazione (potremmo dire, una rivoluzione) di stati e valori. Il profano che aspira a diventare Libero Muratore non ha avuto, per molti anni, alcun dubbio riguardo alla realtà della vita. Conosce la sua esistenza, e quella di milioni e miliardi di altri esseri umani, come l’unica possibile. Ebbene, una delle prime rivelazioni che riceve è che quella non è la vera vita; che la vita in senso muratorio è qualcosa di diverso; e che per entrare in tale esistenza, così differente da quella a lui familiare, deve “morire” simbolicamente. Di conseguenza, gli viene chiesto di fare testamento!

Nella condizione profana, si tende a prediligere ambienti ampi e ben illuminati. Al profano che aspira a diventare Massone viene invece richiesto di trascorrere un certo periodo in uno spazio confinato e scarsamente illuminato: successivamente, viene addirittura bendato, rimanendo in tale stato fino alla conclusione delle sue prove, quando gli viene rivelata una nuova luce, quella del Tempio, quella muratoria. Nel mondo profano, il possesso di beni materiali è considerato di grande importanza, se non vitale. Al profano, nel Gabinetto di riflessione, vengono sottratti i metalli. Questo non rappresenta solo una privazione temporanea di ciò che possiede in quel momento, ma simbolizza anche l’abbandono di certe impurità – rappresentate dai metalli, ma interpretate in modo simbolico – al di fuori del Tempio, durante la partecipazione ai Lavori muratori. “Impurità” – come le abbiamo definite: in altri contesti potrebbero essere denominate come peccati o vizi. Sono comunque elementi profani, che potrebbero, se portati con noi nel Tempio, interferire sensibilmente con i Lavori.

E cosa dire dell’ingresso nel Tempio, che avviene con passi misurati, ma ben definiti e distintivi, così differenti dal camminare casuale del profano? E della posizione delle braccia e delle mani? E del segno? Tutte queste sono nozioni acquisite all’inizio, come molte altre (ed è l’inizio”, appunto, del percorso iniziatico), ma la cui comprensione simbolica verrà ampliata progressivamente, con la lenta e metodica opera muratoria. Facciamo un ultimo riferimento al “sapere” profano. Talvolta, l’Apprendista è colui che viene comunemente definito “un pozzo di scienza”. Ma tutta la sua “scienza” non gli serve, quando viene interrogato su nozioni non più profane, delle quali ancora nulla gli è stato veramente “rivelato”. Ed eccolo, il “pozzo di scienza”, costretto ad ammettere che, come apprendista, “non sa né leggere né scrivere, sa solo compitare”…

Si potrebbe proseguire con altri esempi, con altre contrapposizioni. Tuttavia, anche solo da quanto detto appare evidente che la condizione del Massone, sin dal Grado di Apprendista, differisce da quella del profano – seppur virtualmente – come il giorno dalla notte. L’Apprendista potrebbe considerarsi già, simbolicamente, un rinato – sebbene neo-nato; un uomo che ha operato una radicale trasmutazione di valori, che ha situato l’alto al posto del basso e viceversa, che si è “svegliato” rispetto a una condizione umana che viene talvolta paragonata al sonno.

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